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Il futuro elettrico delle auto di lusso rallenta: Ferrari, Lamborghini, Bentley e gli altri marchi rivedono i piani

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di Isan Hydi

01/10/2025

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Per diverso tempo, le dichiarazioni delle case automobilistiche lasciavano pensare a un orizzonte già scritto: il futuro sarebbe stato totalmente elettrico, anche per il segmento più esclusivo. Oggi, però, lo scenario è meno lineare. Nonostante investimenti colossali e obiettivi annunciati con toni decisi, la realtà del mercato ha imposto un ripensamento.

Marchi come Porsche, Mercedes e BMW hanno rallentato la corsa. La casa di Stoccarda, che aveva previsto un 80% di gamma elettrica entro il 2030, ha rivisto le proiezioni, scegliendo un approccio più equilibrato tra modelli a batteria e versioni ibride. Mercedes ha invece sospeso ordini di alcuni modelli della linea EQ, a causa della domanda tiepida e delle difficoltà legate ai dazi. BMW è stata ancora più chiara: il motore a combustione resterà parte della propria identità, con buona pace di chi immaginava una sostituzione definitiva nel giro di pochi anni.

La sensazione è che il lusso non possa permettersi di inseguire il cambiamento con la stessa velocità di altri segmenti, proprio perché il valore percepito non si riduce a parametri di sostenibilità o di efficienza, ma è ancorato a un’esperienza emotiva.

L’extra-lusso cambia direzione

Nella fascia altissima del mercato, quella delle auto da collezione o dei modelli costruiti in poche centinaia di esemplari, il rallentamento è ancora più evidente. Bentley aveva delineato un piano di addio ai motori a benzina, fissando il 2035 come data simbolica.

Oggi la prospettiva è diversa: la casa inglese prolunga la vita dei propulsori tradizionali e punta con decisione sugli ibridi. Il messaggio è chiaro: la clientela di riferimento non ha risposto come previsto alle versioni 100% elettriche.

Aston Martin e Lotus hanno preso decisioni simili, rinviando o ridimensionando progetti che fino a pochi anni fa erano presentati come inevitabili. Persino per Bentley, che aveva fatto dell’elettrico un manifesto strategico, il percorso è diventato più sfumato, segno di un mercato che non si lascia piegare da slogan o tempistiche forzate.

Supercar elettriche e hypercar: un terreno difficile

Il segmento delle supercar rappresenta l’anima più ostica della transizione. Qui il legame tra auto e passione raggiunge il livello massimo e il passaggio all’elettrico viene percepito come una minaccia all’essenza stessa di questi modelli.

Mate Rimac, che guida due marchi iconici come Bugatti e Rimac, ha dichiarato apertamente che i suoi clienti non chiedono hypercar elettriche. Christian von Koenigsegg ha espresso lo stesso concetto: la domanda è praticamente inesistente.

Lamborghini, dal canto suo, ha rinviato l’arrivo della prima elettrica, la Lanzador, spostando la data ben oltre la fine del decennio e preferendo concentrarsi sugli ibridi plug-in. Ferrari non si discosta da questo approccio.

Pur lavorando a un progetto elettrico, dalle indiscrezioni emerge che l’interesse concreto dei clienti è vicino allo zero. E per una casa che ha costruito la propria identità sull’emozione, sul rombo dei motori e sull’esperienza sensoriale, forzare la mano significherebbe tradire il proprio DNA.

Perché l’elettrico fatica a convincere i clienti del lusso

Dal punto di vista tecnico, le vetture elettriche hanno già dimostrato performance di altissimo livello: accelerazioni brucianti, coppia immediata, sistemi di controllo avanzati. Ma ciò che manca è la componente intangibile, quella che per un appassionato fa la differenza tra un’auto veloce e un’auto desiderabile.

Il suono di un V12, la vibrazione di un motore che sale di giri, la complessità meccanica che si svela nella guida: sono elementi che definiscono il lusso automobilistico. Per chi spende centinaia di migliaia di euro, non è la promessa di costi di gestione più bassi a fare la differenza, bensì l’esperienza completa che si prova al volante.

Le supercar non sono oggetti razionali, sono simboli, icone che hanno alimentato sogni per generazioni. Un’auto elettrica può battere ogni record di accelerazione, ma se manca quel legame emotivo che affonda nelle radici culturali e nell’immaginario collettivo, rischia di restare un esercizio di stile.

A questo si aggiunge un ulteriore paradosso: l’elettrico è percepito come “mainstream”. Oggi batterie e motori elettrici si trovano su utilitarie e SUV, prodotti di massa che nulla hanno a che vedere con il concetto di esclusività. Per un cliente che cerca distinzione, acquistare una supercar elettrica può sembrare meno attraente proprio perché condividerebbe la stessa tecnologia di un’auto di fascia media.

Ci sarà un abbandono dell'elettrico o ibrido?

Il rallentamento non equivale a un abbandono. Tutti i marchi del lusso continuano a investire nell’elettrico e nell’ibrido, ma con strategie più prudenti. Il futuro resta scritto a metà: l’ibrido plug-in viene visto come la soluzione di compromesso più solida, capace di unire prestazioni elevate, riduzione parziale delle emissioni e rispetto dei desideri dei clienti.

Le nuove generazioni avranno un ruolo determinante. Chi cresce oggi in un contesto dove l’elettrico diventa la normalità, domani potrà accettare più facilmente una Ferrari o una Lamborghini a batteria, senza percepirla come una privazione. Ma per l’attuale generazione di acquirenti, che ha costruito il mito delle supercar sul suono e sulla fisicità dei motori termici, il passo appare ancora prematuro.

Ciò che emerge con chiarezza è che il lusso non può essere governato solo da regole tecniche o da vincoli normativi. La sua forza risiede nell’emozione, nell’esperienza totalizzante che un’auto sa trasmettere. Finché l’elettrico non riuscirà a riprodurre quella magia, i motori a combustione continueranno a occupare un posto centrale.

Il sogno elettrico non è morto, ma ha rallentato per lasciare spazio a un percorso più complesso, fatto di compromessi e gradualità. Le hypercar a batteria arriveranno, ma non con i tempi annunciati in passato. Per ora, il cuore dei clienti di lusso batte ancora al ritmo di pistoni e scarichi, e i marchi lo hanno capito.

Isan Hydi

Isan Hydi

Fondatore di Lussomagazine.it e professionista nel mondo del digital marketing e dell’editoria online, cura la linea editoriale del magazine con uno sguardo strategico e culturale. Appassionato di comunicazione, estetica e narrazione, è la voce che guida la visione del progetto.