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Il lusso mondiale cambia ritmo: 2025 tra resilienza, creatività e nuovi equilibri globali

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di Isan Hydi

28/10/2025

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Dopo oltre dieci anni di crescita ininterrotta, il 2025 segna un punto di svolta per il lusso internazionale. I grandi gruppi, abituati a doppie cifre e mercati in espansione, si trovano ora a fare i conti con una fase più riflessiva, fatta di consumatori selettivi, valute instabili e differenze geografiche marcate. Il settore, tuttavia, non cede. Rallenta, si adatta, ma non si ferma. La parola d’ordine è resilienza, mentre la creatività torna a essere la leva decisiva per distinguersi in un mercato che chiede autenticità e valore tangibile.

Prada: la solidità di chi ha imparato a governare i cicli

Il gruppo Prada conferma la propria tenuta con ricavi netti per 4,07 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2025, pari a una crescita del 9% rispetto all’anno precedente. Le vendite retail, arrivate a 3,6 miliardi, restano trainate dal canale full price e da una gestione attenta dei margini.

A brillare è ancora Miu Miu, diventata uno dei motori estetici del lusso contemporaneo: +41% nei nove mesi e +29% nel terzo trimestre, risultati che confermano la forza di una direzione creativa capace di interpretare il presente senza inseguirlo. Prada, più matura e radicata, rallenta leggermente (-1,6%) ma conserva un posizionamento stabile, sostenuto da una filiera integrata e da una politica di prezzi controllata.

Per Patrizio Bertelli, la chiave è nella coerenza: “I nostri marchi sono solidi perché abbiamo mantenuto una visione di lungo periodo”. L’amministratore delegato Andrea Guerra aggiunge: “Stiamo raccogliendo i frutti degli investimenti su persone, formazione e retail, elementi che costruiscono valore nel tempo”.

Hermès: l’arte di non cambiare (troppo)

La maison parigina continua a rappresentare l’archetipo della stabilità. Nei primi nove mesi del 2025 Hermès raggiunge 11,9 miliardi di euro di ricavi, con un aumento del 5% a cambi correnti e del 10% a valuta costante. La pelletteria, che da sola vale oltre metà del fatturato, cresce dell’8,1%, confermando come la manualità resti il cuore pulsante del marchio.
La novità più significativa è l’arrivo di Grace Wales Bonner come nuova direttrice creativa del menswear, dopo 37 anni di leadership firmata Veronique Nichanian. Una scelta inedita per una maison prudente, ma che lascia intravedere un futuro più aperto al dialogo tra tradizione e contaminazione culturale.

LVMH: la macchina che non si ferma

Anche LVMH, il colosso da 18,3 miliardi di euro nel terzo trimestre (+1% a cambi costanti), mostra la capacità di rimanere al vertice anche in acque meno calme. La divisione Fashion & Leather Goods, pur segnalando un -8% sui nove mesi, migliora sensibilmente nel terzo trimestre (-2%), segnale che la fase di rallentamento sta trovando un punto di equilibrio.
A guidare la ripresa, le performance di Louis Vuitton e Dior, che con Pharrell Williams e Jonathan Anderson hanno riportato freschezza e storytelling alle collezioni. Bulgari e Tiffany mantengono buoni ritmi, mentre il Selective Retailing, dominato da Sephora, cresce del 7% organico, confermando il ruolo crescente del beauty nella catena del lusso esperienziale.
Il mercato ha premiato la coerenza del gruppo, dimostrando che la fiducia degli investitori resta solida quando il modello è sostenuto da marchi che parlano linguaggi diversi ma coerenti tra loro.

Ferragamo: il tempo della ricostruzione

In Italia, Salvatore Ferragamo attraversa la fase più delicata della sua transizione. I ricavi dei primi nove mesi si attestano a 695 milioni di euro, in calo del 6,6% a cambi correnti. Tuttavia, il terzo trimestre segna un +1,7% a cambi costanti, risultato che lascia intravedere un primo segnale di ripresa.
L’azienda punta tutto sul canale direct-to-consumer, cresciuto del 4,4%, e su una strategia che rinuncia alla corsa ai prezzi per concentrarsi su prodotto e identità. “Non prevediamo ulteriori aumenti,” ha spiegato Ernesto Greco, “a meno di forti movimenti valutari. L’obiettivo è ricostruire fiducia nel marchio e nel suo stile unico”.

Kering: tra crisi e potenziale rinascita

Il gruppo Kering, reduce da mesi complessi, chiude il terzo trimestre con ricavi a 3,4 miliardi di euro, in calo del 10% (-5% comparabile). Nonostante ciò, si intravedono segnali di miglioramento rispetto al trimestre precedente (-15%).
Gucci resta la sfida più impegnativa, con un -18% (-14% comparabile), ma l’arrivo di Demna promette un riposizionamento profondo, più radicale e coerente con l’estetica contemporanea. In controtendenza Bottega Veneta(+3%) e le maison di gioielleria Pomellato e Boucheron, che crescono a doppia cifra, confermando la tenuta del segmento hard luxury.
“Non siamo ancora al livello che vogliamo,” ha dichiarato il CEO Luca de Meo, “ma la direzione è chiara: riportare Kering a essere sinonimo di eccellenza e originalità”.

Il mercato italiano: un ritorno alle radici

Secondo le analisi di Assomoda–Confcommercio e Sita-Pambianco, il comparto moda italiano vale circa 12 miliardi di euro, ancora inferiore ai livelli pre-pandemici (-8,1% rispetto al 2019), ma in progressivo recupero. Le previsioni indicano una ripresa stabile tra il 2026 e il 2027, guidata dal turismo di fascia alta e dal ritorno dell’interesse per il Made in Italy autentico.
I consumatori italiani e internazionali riscoprono la durata, l’artigianato, la trasparenza. I millennial, con una spesa media annua di 750 euro, si muovono con maggiore consapevolezza: scelgono meno, ma meglio. I brand capaci di coniugare etica, design e valore reale sembrano quelli destinati a durare.

Moncler: il termometro del lusso europeo

Tutti gli occhi sono ora su Moncler, che domani comunicherà i risultati del terzo trimestre. Dopo un 2024 brillante, l’azienda italiana si prepara a una fase di consolidamento. La campagna globale “Warmer Together”, con Al Pacino e Robert De Niro, ha rafforzato il posizionamento internazionale del marchio, mentre l’apertura del nuovo headquarter milanese e la crescita costante di Stone Island testimoniano una strategia solida.
Gli analisti prevedono dati positivi ma meno esuberanti: una crescita sostenibile, coerente con la “normalizzazione” del lusso a livello globale. Moncler resta un caso di scuola per la capacità di alternare storytelling e performance, stile e strategia industriale.

Il futuro del lusso mondiale: creatività, non quantità

Il 2025 segna un passaggio generazionale nel lusso. La crescita non si misura più solo in punti percentuali, ma nella capacità di costruire senso. Il mercato globale premia la qualità identitaria, la coerenza dei marchi, la sostenibilità reale, non quella di facciata.
La Cina torna lentamente a respirare, Europa e Stati Uniti consolidano le proprie posizioni, e il Medio Oriente si conferma area di espansione per i marchi di alta gamma.
Il lusso non scompare: evolve. Diventa più discreto, più esigente, più culturale. Le maison che sapranno interpretare questo cambiamento senza tradire sé stesse — da Prada a Hermès, da LVMH a Moncler — definiranno il nuovo linguaggio del desiderio.

Il 2025 sarà ricordato non come l’anno del rallentamento, ma come quello in cui il lusso ha imparato a respirare a un ritmo più umano.

Isan Hydi

Isan Hydi

Fondatore di Lussomagazine.it e professionista nel mondo del digital marketing e dell’editoria online, cura la linea editoriale del magazine con uno sguardo strategico e culturale. Appassionato di comunicazione, estetica e narrazione, è la voce che guida la visione del progetto.