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Rolex, storia e curiosità di un marchio che ha segnato l'orologeria di lusso

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di Isan Hydi

30/09/2025

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Per comprendere l’impatto che Rolex ha avuto sull’orologeria e sul concetto stesso di lusso, bisogna fare un passo indietro fino all’inizio del Novecento, quando Hans Wilsdorf, un giovane imprenditore tedesco, decise di scommettere su una visione che allora sembrava insolita: rendere l’orologio da polso un oggetto di uso comune e, soprattutto, uno strumento affidabile quanto il più preciso dei cronometri da tasca.

Le origini: Londra e la scelta del nome

Nel 1902, insieme al cognato Alfred Davis, Wilsdorf fondò a Londra la società Wilsdorf & Davis. In un mercato ancora dominato dagli orologi da tasca, il giovane imprenditore iniziò a importare movimenti svizzeri di alta qualità prodotti dalla Maison Aegler di Bienne, incassandoli in casse robuste realizzate da fornitori come Dennison.

La distribuzione avveniva attraverso gioiellieri che applicavano il proprio marchio sul quadrante, ma già in quegli anni comparvero le prime sigle “W&D” incise all’interno dei fondelli.

Nel 1908 arrivò la svolta: Wilsdorf registrò il marchio “Rolex” e aprì un ufficio a La Chaux-de-Fonds, in Svizzera. La scelta del nome fu tutt’altro che casuale. Doveva essere breve, facile da pronunciare in tutte le lingue e graficamente equilibrato sul quadrante.

C’è chi sostiene che il suono “Rolex” ricordasse il rumore della carica di un orologio. Qualunque fosse l’intuizione, il risultato fu un marchio destinato a imprimersi nell’immaginario collettivo.

Precisione certificata

Wilsdorf era ossessionato dall’idea di dimostrare che l’orologio da polso non fosse soltanto un accessorio elegante ma un vero strumento di precisione. Nel 1910 un Rolex ottenne a Bienne il primo certificato svizzero di precisione cronometrica rilasciato a un orologio da polso.

Quattro anni dopo, nel 1914, il Kew Observatory in Inghilterra conferì a un Rolex il certificato di Classe A, fino ad allora riservato esclusivamente ai cronometri marini. Per la prima volta, un orologio da polso raggiungeva quel livello di affidabilità.

Il trasferimento a Ginevra

La Prima guerra mondiale e le pesanti tasse imposte dal governo britannico sugli articoli di lusso spinsero Wilsdorf a spostare il cuore dell’azienda a Ginevra nel 1919. La città, già centro dell’industria orologiera svizzera, offriva le condizioni ideali per sviluppare il marchio. Qui Rolex divenne una società autonoma, che negli anni avrebbe assunto il nome definitivo di Rolex SA.

L’invenzione dell’Oyster

Il 1926 segnò una data spartiacque. Rolex presentò la cassa Oyster, il primo orologio dichiarato impermeabile grazie a un sistema di chiusura a vite di lunetta, fondello e corona. Per dimostrarne l’efficacia, Wilsdorf ebbe un’intuizione geniale: convinse la nuotatrice Mercedes Gleitze a indossare un Oyster al collo durante la traversata della Manica nel 1927.

L’impresa sportiva non riuscì, ma l’orologio uscì indenne dopo ore in acqua, mantenendo intatta la precisione. La campagna pubblicitaria che ne seguì, con fotografie della nuotatrice e il Rolex al collo, consacrò definitivamente il marchio.

Il movimento perpetuo

Nel 1931 Rolex introdusse un’altra innovazione che avrebbe cambiato la storia dell’orologeria: il movimento automatico con rotore a carica perpetua. Questa invenzione, abbinata alla cassa Oyster, permise di creare orologi resistenti alla polvere, all’acqua e dotati di un’autonomia pressoché continua. Nacque così l’Oyster Perpetual, base tecnica e concettuale di gran parte della produzione Rolex moderna.

L’espansione dei modelli iconici

Dagli anni Quaranta in poi, Rolex introdusse una serie di modelli che avrebbero definito il linguaggio dell’orologeria sportiva ed elegante.

  • 1945 - Datejust: primo orologio da polso con datario a scatto automatico.
  • 1953 - Submariner: progettato per i subacquei, divenne subito simbolo di avventura e affidabilità.
  • 1955 - GMT-Master: creato per i piloti della Pan Am, capace di mostrare due fusi orari contemporaneamente.
  • 1956 - Day-Date: primo orologio a indicare giorno e data per esteso sul quadrante.
  • 1963 - Cosmograph Daytona: pensato per le corse automobilistiche, destinato a diventare un mito.

Questi modelli non furono semplici prodotti, ma strumenti che dialogavano con il mondo dello sport, dell’esplorazione e delle imprese umane, trasformando l’orologio da accessorio di lusso a compagno di avventure.

Rolex e le profondità marine

Il rapporto tra Rolex e il mare ha segnato alcune delle innovazioni più spettacolari. Nel 1960, durante la spedizione del batiscafo Trieste nella Fossa delle Marianne, un prototipo Rolex Deep Sea Special resistette a oltre 10.000 metri di profondità. Da quell’esperienza nacque la linea Sea-Dweller, capace di affrontare pressioni estreme e diventata riferimento per i professionisti della subacquea.

Tudor: l’altra intuizione di Wilsdorf

Nel 1946 Hans Wilsdorf fondò anche Tudor, marchio pensato per offrire la qualità Rolex a un prezzo più accessibile. La strategia fu chiara: sfruttare la reputazione della maison madre mantenendo un posizionamento diverso. Oggi Tudor ha una sua identità ben definita, ma resta legata al destino di Rolex.

La Fondazione Hans Wilsdorf

Un aspetto meno noto, ma fondamentale per capire la filosofia del marchio, riguarda la Fondazione Hans Wilsdorf. Nel 1944, dopo la morte della moglie, l’imprenditore decise di donare tutte le sue azioni a un trust che ancora oggi controlla l’azienda. Ciò significa che Rolex non è quotata in borsa e parte dei profitti viene destinata a opere filantropiche e culturali. Una condizione che ha permesso al marchio di mantenere indipendenza e coerenza strategica.

Innovazioni e primati

Nel corso della sua storia Rolex ha collezionato numerosi primati tecnici:

  • primo orologio con certificazione di precisione cronometrica (1910);
  • prima cassa impermeabile a vite (1926);
  • primo movimento automatico con rotore perpetuo (1931);
  • primo orologio con datario a scatto (1945);
  • primo modello con doppio fuso orario (1955).

Ogni innovazione non è stata soltanto un traguardo tecnico, ma un tassello che ha rafforzato la narrazione di Rolex come marchio capace di coniugare estetica, affidabilità e spirito pionieristico.

Produzione e segretezza

Oggi Rolex produce circa 700.000 orologi all’anno, tutti sottoposti a certificazione COSC e a test interni ancora più severi. La manifattura impiega migliaia di dipendenti e controlla l’intera filiera: dalla produzione delle casse e dei bracciali alla creazione delle leghe d’oro in fonderia propria. La riservatezza è parte integrante del mito. A differenza di altri marchi di lusso, Rolex non divulga dati dettagliati su fatturato o strategie, alimentando quell’aura di esclusività che la circonda.

Modelli attuali e pubblico di riferimento

La collezione moderna spazia dall’iconica linea Oyster Perpetual alla raffinata Cellini. Ogni modello parla a un pubblico specifico: il Submariner ai subacquei e agli amanti del mare, il Daytona agli appassionati di motori, il Day-Date a chi cerca un simbolo di status, il GMT-Master II ai viaggiatori internazionali. Il filo conduttore rimane la combinazione di robustezza tecnica e prestigio estetico.

Un’eredità che continua

Dopo la morte di Wilsdorf nel 1960, Rolex ha mantenuto inalterata la sua identità. Ogni decennio ha visto l’arrivo di nuovi modelli - dall’Explorer II allo Yacht-Master, fino allo Sky-Dweller - senza mai perdere di vista i principi fondanti: precisione, affidabilità, innovazione. L’attuale CEO, Jean-Frédéric Dufour, prosegue questa tradizione, guidando l’azienda con equilibrio tra classicismo e ricerca tecnologica.

Perché Rolex è più di un orologio

Possedere un Rolex non significa soltanto indossare un segnatempo. È un’esperienza culturale, un simbolo di conquista personale, un oggetto che unisce funzionalità e mito. La forza del marchio risiede nella sua capacità di parlare a generazioni diverse con lo stesso linguaggio: quello dell’eccellenza costante.

Isan Hydi

Isan Hydi

Fondatore di Lussomagazine.it e professionista nel mondo del digital marketing e dell’editoria online, cura la linea editoriale del magazine con uno sguardo strategico e culturale. Appassionato di comunicazione, estetica e narrazione, è la voce che guida la visione del progetto.