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The Fashion Pact: le maison del lusso si uniscono per la decarbonizzazione della filiera moda

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di Isan Hydi

11/11/2025

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Nel mondo del lusso, la sostenibilità non è più un gesto accessorio o un esercizio di stile, ma un principio strutturale che ridefinisce la responsabilità dei brand verso l’ambiente, la produzione e il futuro del pianeta.

È in questa prospettiva che nasce l’European Accelerator, la nuova iniziativa di The Fashion Pact, organizzazione no profit fondata nel 2019 e oggi punto di riferimento globale per l’azione collettiva nel settore moda. A guidare il progetto, un’alleanza di nomi emblematici del made in Italy e dell’alta moda internazionale: Chanel, Ermenegildo Zegna Group, Kering, il Gruppo Moncler e il Gruppo Prada.

Il loro obiettivo è chiaro: accelerare la decarbonizzazione della filiera europea della moda, partendo dall’Italia, dove si concentra gran parte della produzione artigianale e industriale del lusso mondiale.

Un impegno condiviso per una trasformazione reale

Secondo le stime più recenti, saranno necessari circa 4,4 miliardi di euro entro il 2030 per consentire al settore europeo della moda di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Un traguardo ambizioso, che incontra tuttavia difficoltà concrete, soprattutto per i fornitori italiani, spesso piccoli o medi produttori fortemente specializzati e con un alto livello di indebitamento. Per circa il 58% di loro, gli investimenti richiesti per adeguarsi alle nuove metriche di sostenibilità sono economicamente insostenibili.

A rendere più complesso il quadro è anche la frammentazione degli standard di rendicontazione ambientale: ogni brand segue metodologie diverse, rendendo difficile raccogliere dati omogenei sulle pratiche di consumo energetico, uso dell’acqua, gestione dei rifiuti o approvvigionamento di materiali.

L’European Accelerator nasce esattamente per colmare questa distanza, creando un linguaggio condiviso e una piattaforma di collaborazione che permetta ai brand e ai loro fornitori di muoversi in modo coordinato verso la transizione ecologica.

Il primo passo: misurare per trasformare

Ogni cambiamento concreto inizia dai dati. Il primo pilastro dell’iniziativa è un questionario dettagliato, sviluppato con il supporto tecnico di Quantis, società di consulenza ambientale del gruppo BCG, e arricchito dal contributo della Camera Nazionale della Moda Italiana.

Lo strumento, pensato per raccogliere informazioni precise su tre aree — energia, acqua e rifiuti — è stato testato per sei settimane su un gruppo di 74 fornitori italiani, selezionati per rappresentare la varietà della filiera: produttori di articoli finiti, concerie, tessiture, filature, produttori di accessori e componenti.

L’obiettivo è duplice: da un lato costruire un quadro reale dell’impatto ambientale dei processi produttivi, dall’altro definire un modello di rendicontazione armonizzato e condiviso. Il questionario è stato reso disponibile a tutti i brand della moda su base volontaria, senza vincoli di esclusiva, con l’intento di favorire un’adozione estesa e una progressiva standardizzazione delle metriche di sostenibilità.

È un passo importante, perché una volta che i dati diventano comparabili, diventa possibile individuare inefficienze comuni, replicare le pratiche virtuose e orientare gli investimenti in modo più mirato. La trasparenza, in questo contesto, non è un obbligo formale, ma un mezzo per costruire fiducia e continuità lungo la filiera.

Competenze, formazione e innovazione condivisa

Il secondo asse di intervento dell’European Accelerator riguarda il rafforzamento delle competenze tecniche e gestionali dei fornitori. La sostenibilità richiede conoscenze specifiche, strumenti di misurazione, capacità di implementare tecnologie pulite e di ripensare i processi produttivi in chiave circolare.

Per questo, il progetto mira a creare una rete di supporto che permetta alle imprese di aggiornarsi e confrontarsi, non più come singoli attori ma come parte di un ecosistema coeso. Le maison del lusso diventano così catalizzatori di innovazione, mettendo a disposizione know-how, formazione e visione strategica.

Questo approccio rispecchia una consapevolezza ormai diffusa: la sostenibilità del settore non può dipendere esclusivamente dalla parte alta della catena del valore, ma deve nascere dal tessuto produttivo che rappresenta il cuore del made in Italy.

L’artigianato, il sapere tecnico, la cultura della qualità e del dettaglio che distinguono le aziende italiane devono essere accompagnati da una trasformazione che mantenga la loro identità, ma la renda compatibile con gli standard ambientali globali.

Finanza sostenibile e accesso ai capitali

Il terzo pilastro dell’iniziativa riguarda il tema più delicato: l’accesso ai finanziamenti. Molti fornitori, pur volendo investire in tecnologie a basse emissioni o in sistemi di efficienza energetica, non dispongono delle risorse per farlo. Le banche e gli investitori, a loro volta, faticano a valutare il rischio e la redditività di progetti di decarbonizzazione in contesti produttivi così frammentati.

L’European Accelerator si propone di creare un ponte tra questi due mondi, sviluppando strumenti e opportunità che facilitino l’accesso ai capitali necessari.

L’obiettivo non è semplicemente sostenere interventi puntuali, ma promuovere un’evoluzione strutturale, in cui la sostenibilità diventi una componente stabile della competitività aziendale.

L’idea è che la finanza sostenibile, se correttamente integrata, possa generare valore condiviso: per le imprese, che migliorano la propria resilienza; per i brand, che rafforzano la propria reputazione; e per l’ambiente, che beneficia di processi più puliti e responsabili.

Un laboratorio europeo che parte dall’Italia

Non è un caso che l’iniziativa abbia preso avvio in Italia. Il nostro Paese rappresenta il cuore pulsante della manifattura di alta gamma: qui si trovano le concerie più raffinate, le migliori filature, le aziende di pelletteria e accessori che forniscono le più grandi maison del mondo. L’intero sistema produttivo del lusso europeo si regge, in larga parte, sul know-how italiano.

Avviare un percorso di decarbonizzazione qui significa intervenire sul punto nevralgico della filiera, quello in cui la qualità artigiana incontra la complessità industriale. È anche un riconoscimento implicito del ruolo strategico dell’Italia come hub del lusso sostenibile, un laboratorio in cui tradizione e innovazione possono convivere in modo virtuoso.

Il comitato tecnico che seguirà l’aggiornamento del questionario garantirà che il progetto resti in linea con le normative europee più recenti e con le migliori pratiche internazionali, mantenendo viva la tensione verso l’eccellenza che caratterizza il made in Italy.

Verso una nuova cultura del lusso

The Fashion Pact dimostra che la sostenibilità può essere affrontata come un obiettivo comune, e non come un vantaggio competitivo da difendere.

La collaborazione tra maison che tradizionalmente si considerano concorrenti rappresenta una svolta culturale: il riconoscimento che il valore del lusso non si misura più solo nella rarità o nella perfezione estetica, ma nella capacità di generare impatto positivo e duraturo.

La decarbonizzazione, in questa prospettiva, non è soltanto un dovere etico o una risposta alla regolamentazione, ma un’estensione naturale del concetto stesso di lusso: cura, attenzione, eccellenza, responsabilità. È la continuità tra il gesto artigiano e la visione globale, tra il dettaglio e la strategia, tra il bello e il giusto.

Il futuro del lusso passa da qui: da un impegno collettivo che non riduce la creatività, ma la rafforza, trasformando l’estetica in valore ambientale e la bellezza in azione concreta.

Isan Hydi

Isan Hydi

Fondatore di Lussomagazine.it e professionista nel mondo del digital marketing e dell’editoria online, cura la linea editoriale del magazine con uno sguardo strategico e culturale. Appassionato di comunicazione, estetica e narrazione, è la voce che guida la visione del progetto.